La pressione fiscale è uno dei temi preferiti della campagna elettorale ma, come al solito, tanta demagogia e zero soluzioni
Dopo due anni di pandemia stavamo cercando di rialzare la testa. Un governo, finalmente, competente ci assicurava la valanga di soldi del PNRR e stava tornando, in aziende e cittadini, la fiducia in un futuro migliore. E quindi era il momento giusto per i nostri amati politici di far cadere questo governo gettando un intero Paese di nuovo nell’incertezza. In attesa delle elezioni che, fa bene ricordarlo, costano tanti tanti soldi allo Stato e quindi a noi, ci tocca anche subire una campagna elettorale deprimente. Vediamo alleanze che nascono e muoiono tra schieramenti con idee e programmi totalmente opposti, vediamo cambi di casacca, transfughi, liste improbabili e insomma lo squallido teatrino elettorale in tutta la sua interezza. Tante idee, anche condivisibili, ma zero soluzioni. Tra i temi più abusati c’è naturalmente quello della pressione fiscale. E per una volta sono d’accordo con i politici: una diminuzione delle tasse porterebbe a una diminuzione dell’evasione fiscale. Ma allora perché i governi che si sono succeduti non hanno fatto mai nulla per abbassarle? La “giustizia” delle tasse si misura in base ai servizi che vengono dati in cambio e se i servizi sono scadenti o inesistenti le tasse che paghiamo, allora, sono ingiuste. È come se dopo aver mangiato male in una bettola di periferia ci presentassero un conto da ristorante tre stelle Michelin.