Le imprese scappano e i salari diminuiscono, colpa di una tassazione del lavoro che sta uccidendo la nostra economia
Da tempo sento parlare di una radicale riforma fiscale che il premier Mario Draghi avrebbe già pronta da sottoporre al vaglio del parlamento. Non si conoscono ancora i contenuti, ma spero che questa riforma preveda un taglio consistente alle tasse sul lavoro. Le tasse che sforbiciano di una bella metà la busta paga di ogni lavoratore, sono così alte da essere dannose per il Paese stesso che le incassa. Mi spiego, la tassazione sul lavoro a questi livelli tiene lontani gli investitori stranieri e le imprese italiane delocalizzano laddove la pressione fiscale è minore. Questo è il primo problema, poi c’è il lavoratore, il cui stipendio viene saccheggiato dall’avidità del fisco. Con pochi soldi in tasca si pensa alla sopravvivenza, non certo a comprare il superfluo. Le imprese scappano o muoiono e i salari diminuiscono: così l’economia non si risolleverà mai. L’Italia si è infilata in un loop autodistruttivo dal quale non sembra poter uscire. E lo Stato non fa che peggiorare la situazione, rendendo quasi impossibile fondare una nuova impresa e quindi creare lavoro e ricchezza. Con le tasse, la burocrazia, le multe, gli interessi da usurai, lo Stato sembra fare di tutto per stroncare sul nascere ogni tentativo di fare impresa. E intanto diminuisce la ricchezza e di conseguenza aumentano le tasse, per continuare a sfamare la mastodontica macchina dello Stato. Se questa vi sembra una corretta gestione dell’economia di una nazione…